Una tradizione che affonda le sue radici nei secoli
Nel folklore Siciliano, la festa di San Giovanni , già dal Medioevo, è diventata una delle feste più popolari non tanto per la devozione ma perché coincide con i giorni solstiziali, quel periodo sacro di comunicazione fra il visibile e l’invisibile. La festa di San Giovanni intreccia “sacro e profano”.
Nel folklore Siciliano esistono tantissime tradizioni e usanze popolari. Tra le più diffuse ci sono quella dell’ acqua di San Giovanni: tradizione vuole che, preparata nel modo opportuno, quest’acqua profumata risulterebbe “magica” e purificatrice, porterebbe fortuna e prosperità, e avrebbe anche capacità benefiche e curative, proteggendo da malattie e portando non solo buona salute, ma anche amore. O ancora la Barca di San Giovanni: secondo la tradizione, è usanza preparare un contenitore d’acqua nel quale si deve versare il bianco d’uovo. Il tutto deve essere lasciato all’aperto, sul davanzale o in giardino, per tutta la notte del 23 giugno, in modo che la rugiada faccia il suo lavoro. Il giorno successivo, i “fortunati” troveranno delle formazioni filamentose che ricordano le vele di una nave, e più le vele saranno gonfie, più l’anno a venire sarà positivo e prospero. Ed ancora i fuochi di San Giovanni: dove si bruciavano le cose vecchie per dar spazio al nuovo, non inteso come una cosa materiale ma al nuovo inteso come buoni auspici.
Uno dei riti più comuni nella provincia di Palermo, era quello per il mal di testa causato da insolazione, “u suli n’testa”. Questo praticato anche a Trabia. Tale rituale doveva essere svolto inevitabilmente al tramonto, quando il sole era già calato, anche se, in casi di necessità, si poteva effettuare al buio, con le finestre ben serrate. Si posizionava dunque, sul capo dell’interessato, un panno e sopra di esso un piatto colmo d’acqua, di seguito, si gettava dentro un batuffolo di cotone infuocato ricoprendolo all’istante con un bicchiere. Così la fiamma bruciando l’ossigeno faceva friggere l’acqua la pratica finiva quando l’acqua non friggeva più, si doveva ripetere per tre volte o comunque , se necessitava, anche più vote ma sempre in numero dispari. Durante tale pratica si recitava una peculiare orazioni come la seguente:
spunta lu suli di li farisei
leva stu suli da li carni mei
levimillu mentri io campu
Patri fighiu e spiritu santu.
Ma no tutti potevano levare “u suli”, per farlo bisognava andare a mare ,rispettare un rigido rituale, la mattina di San Giovanni e aspettare l’alba mettendosi i piedi in acqua e appena il sole spuntava all’orizzonte farsi il segno della croce bagnandosi le mani e ripetendo la giaculatoria sopra citata. Questo si doveva fare per tre volte e per tre anni di fila. Queste Tradizione arcaiche ci portano indietro nel tempo, ma penso che sia sempre bello ricordare le tradizioni dei nostri nonni qua non si tratta di stregoneria ma di credenze usi e costumi del nostro passato e come tali non possiamo dimenticarle.